Maggio 03, 2024

Psicologia del cane è una guida a cui chiunque si occupi di cinofilia non può rinunciare, e che dovrebbe essere letta anche da chiunque decida di prendere un cane. Uno dei libri da dover avere nella propria libreria. Un'opera di notevole valore tecnico, ricca di citazioni dedotte da scritti specialistici del settore. Un'opera scritta con un linguaggio semplice, che ne facilita la comprensione nonostante sia svolta con rigore scientifico.

Gilberto Fanfoni, racconta le esperienze maturate in oltre quarant'anni di frequentazione dei campi di lavoro della cinofilia. In quest'opera si parla di psicologia canina, molto diversa da quella umana, dalla quale troppo spesso si prendono in prestito termini non del tutto utilizzabili anche nell'ambito cinofilo, si parla dell'evoluzione che questa psicologia ha subito, insieme all'evoluzione del cane domestico. Si spiegano brevemente, ma in maniera chiara ed esaustiva, cosa sono le doti naturali del cane, gli impulsi e le motivazioni, quali sono i processi dell'apprendimento canino, i suoi tempi e le categorie.

Fanfoni non dimentica di esprimersi sul linguaggio del cane domestico, linguaggio che non tutti i proprietari di cani conoscono e/o comprendono facendo nascere conflitti nel rapporto con il proprio compagno di vita, l'autore ci spiega come dovrebbe essere il proprietario ideale ed il suo ruolo, non tralasciando nozioni importantissime sull'addestramento.

Il libro si conclude con l'analisi comportamentale del cane operativo e con il pensiero dell'autore circa la facilità con la quale si adottano ed acquistano cani che, spesso, finiscono per essere abbandonati.

Il messaggio che viene lasciato dalla lettura di questo libro, secondo me uno dei più importanti, è che il CANE VA CAPITO, occorre instaurare un rapporto di fiducia con il proprio cane, un rapporto fatto di regole ben precise e basato sulla giustizia e la calma, due virtù che non devono mai mancare al proprietario. Se manca il rapporto fiduciario tra cane e proprietario non può esserci un corretto comportamento sociale del cane.

 

Gilberto Fanfoni (1929-1999) studiò medicina veterinaria e diventò il più giovane giudice dell'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana. Non accettando i metodi addestrativi dell'epoca, in collaborazione con il dottor Claudio Bussadori e Vittoino Meneghetti, fondò la scuola di pensiero che diffuse "l'addestramento naturale".

Come giudice di prove di lavoro per cani da utilità e difesa divenne molto noto, arrivò ad officiare anche in competizioni a livello mondiale, fu vicepresidente della Società Amatori del Pastore tedesco (SAS), con la responsabilità del settore addestramento.

Sviluppò molte teorie sullo studio del comportamento del cane domestico, diventò profondo conoscitore dell'impiego del cane nell'ambito della Protezione Civile.

Fu docente di psicologia canina ai corsi di preparazione delle unità cinofile da scovo macerie nelle scuole di Milano e Trento, consulente e docente alla scuola di formazione delle unità cinofile di Serrada per i cani da ricerca in superficie e giudice delle prove di abilitazione per entrambe le specialità. 

Autore di molti libri tra cui: "L'olfatto del cane e la sua utilità"; "Il cane utile all'uomo" editrice San Giorgio 

In "Abbaiare stanca" si raccontano le avventure de Il Cane, questo il nome del protagonista canino, e della sua padroncina Mela

Il Cane è un cucciolo che, dopo la morte della madre adottiva, viene catturato e portato in un canile francese, dopo qualche giorno viene visto da Mela e adottato dalla sua nuova famiglia umana. Pennac racconta le avventure dal punto di vista de Il Cane che viene bistrattato dai genitori di Mela e, successivamente, anche dalla bambina. 

Nel libro vengono toccati molti temi importanti, primo tra tutti, l'abbandono dei cani durante l'estate.

Alla fine vissero tutti felici e contenti, soprattutto Il Cane che è riuscito ad addestrare la sua padroncina a trattarlo con rispetto, il rispetto che si dovrebbe avere nei confronti di ogni essere vivente, ma che spesso non abbiamo.

Il libro l'ho letto in due momenti differenti della mia vita, a 10 anni e venticinque anni dopo. La seconda lettura non mi ha entusiasmata molto, probabilmente è un libro più adatto a bambini e ragazzi, ma c'è una parte che non mi è piaciuta nè allora, nè oggi, è la nota d'autore al termine del libro. Pennac racconta dei cani con cui ha condiviso la propria vita, la descrizione del dobermann è alquanto offensiva nei confronti della razza e di tutti gli addetti ai lavori (addestratori, allevatori, veterinari ecc.) che da decenni cercano di sfatare i falsi miti che circolano su questa razza, primo tra tutti quello della pazzia a sette anni. E' già difficile combattere contro l'ignoranza delle persone, se poi certe idiozie vengono scritte su libri che possono leggere migliaia di persone, bhe... è peggio che combattere contro i mulini a vento.

Daniel Pennac (pseudonimo di Daniel Pennacchioni) è un insegnante e scrittore francese, classe '44 ha vissuto tra l'Africa, il sud-est asiatico e l'Europa. Autore di molti libri, il più famoso "Il paradiso degli orchi" (1985) primo del ciclo Malaussène, nel 1997 scrive "Signori bambini" da cui verrà tratto il film di Pierre Boutron.

     

 

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